Perché
Manzoni è un classico?
Manzoni è un classico, perché è stato, in Italia,
l’iniziatore del romanzo, ha contestato le verità fondamentali su cui si
reggeva la società dell’ancien régime, ci offre esempi di sacrificio e di solidarietà
e perché affronta temi e problemi attuali, sollecitando il lettore a giudicare
fatti e personaggi e a prendere posizione, riconoscendo e combattendo
l’ingiustizia.
La
vita (1785 – 1873)
Alessandro nacque a Milano nel 1785 da Giulia Beccaria e Cesare.
Tra il 1791 e il 1801 Manzoni frequentò diversi collegi e successivamente fu
mandato a Venezia dal padre. Nel 1795 si trasferì a Parigi, su invito della
madre, che lo introdusse nella cerchia degli idéologues. Da Parigi tornò spesso
in Italia con la madre, e durante una di queste visite incontrò Enrichetta
Blondel, che sposò e portò a Parigi assieme a lui, dove nacque Giulia. Tutti e
quattro si convertirono alla fede cattolica nel 1810.
Nel 1813 Manzoni e la famiglia si trasferirono a Milano
fino alla morte di Alessandro, che durante questo periodo si concentrò sulle
opere che maggiormente lo hanno caratterizzato. L’artista morì nel 1783, in
seguito a una caduta, e in suo onore Verdi fece eseguire a Milano la Messa da
requiem composta da lui stesso.
Le
opere
Le
poesie giovanili
Queste poesie consistono in due poemetti:
·
Del
trionfo della libertà (1801), testo imbevuto di ideologia giacobina
e polemico contro il repressivo potere politico-religioso, diviso in quattro
canti in terzine dantesche;
·
In
morte di Carlo Imbonati (1806), poemetto di endecasillabi
sciolti, il cui destinatario è celebrato come esempio di virtù solitaria.
Gli
Inni sacri
L’obbiettivo di Manzoni nel scrivere gli Inni sacri era
quello di legare il bello della poesia e la verità della preghiera, celebrando
in versi le dodici principali festività del calendario liturgico. Questi Inni
mettono al centro i grandi misteri della religione cattolica, nella dimensione
corale della preghiera. Caratteristiche di derivazione biblica sono il ricorso
al parallelismo e all’iterazione, le ampie similitudini, le interrogative
retoriche, le opposizioni e le frasi imperative.
Le
tragedie
Le ragioni che spinsero Manzoni a dedicarsi al teatro sono
due:
1. La
riconosciuta supremazia del genere tragico;
2. Il
rinnovato interesse romantico per il teatro.
Il
Conte di Carmagnola (1816
– 1820)
Questo romanzo è ispirato ad un fatto storico, che mette in
scena le avventure di Francesco Carmagnola, al servizio del duca di Milano
Filippo Maria Visconti. Ripudiando la figlia del duca, il conte di Carmagnola
si allea con Venezia, e nella battaglia di Maclodio l’esercito da lui guidato
sconfigge i milanesi. Liberando alcuni prigionieri, vengono suscitati verso lui
dei pensieri di tradimento da parte di Venezia, che convince l’amico Marco a
richiamarlo a Venezia per essere arrestato. Così Carmagnola viene processato
per tradimento e condannato a morte.
Adelchi (1820 – 1821)
Anche questo romanzo si ispira ad una vicenda storica, cioè
quella di Carlo Magno, che ripudia la figlia del re longobardo Desiderio, per
conquistare il regno di Lombardia. La storia è più incentrata su Carlo Magno e
la sua strategia per conquistare il regno di Desiderio, che su Ermangarda, cioè
la figlia del re.
Le
odi civili
(1821)
Marzo
1821
La passione politica e civile si ritrova molte volte
nell’opera di Manzoni, che scrisse Marzo 1821 prendendo spunto dagli ideali di
libertà, unità e indipendenza e applicando le regole della guerra giusta.
Il
cinque maggio
Quest’opera è stata scritta in onore alla morte di
Napoleone, che morì proprio il 5 maggio 1821.
I
promessi sposi
Per scrivere quest’opera, Manzoni ebbe a disposizione molti
modelli stranieri, come quelli di
Voltaire, Denis Diderot, Ann Radcliff, Daniel Defoe e Walter Scott.
La composizione di quest’opera fu molto lunga: cominciò il
24 aprile 1821 e terminò nel 1842. I passaggi redazionali furono tre:
1. Tra il
1821 e il 1823 venne composta la prima redazione, in quattro torni, a cui fu
dato il nome di Renzo e Lucia;
2. Nel
1824 fu pubblicato il primo torno, intitolato Gli sposi promessi, nel 1825 uscì il secondo torno, con il nuovo
titolo di Promessi sposi e il terzo e
ultimo torno fu stampato nel 1927;
3. L’edizione
definitiva fu pubblicata a dispense tra il 1840 e il 1842, accompagnata da
numerose illustrazioni e seguita dalla Storia
della colonna infame.
Molte persone continuarono a preferire l’edizione del 1827,
così Manzoni dovette inventare una scusa per farla ritirare dal commercio e far
considerare alla gente, quella del 1840, l’unica approvata dall’autore.
La trama
La trama del romanzo dell’edizione definitiva del 1840/42,
è la seguente: Manzoni finge di aver trovato un manoscritto anonimo del XVII
secolo con una storia interessante, così finge di riscriverla nel linguaggio
moderno, perché lo stile era insopportabile. Questa dunque è l’introduzione.
Il racconto è ambientato nel 1628 in un paesino del
lucchese, dove il matrimonio di Renzo e Lucia non viene celebrato a causa delle
cattiverie di don Rodrigo, complice di don Abbondio. Il ricorso della legge da
parte dell’avvocato Azzeccagarbugli, uomo di don Rodrigo, l’intervento di padre
Cristoforo, paladino della povera gente, e il tentativo di obbligare don
Rodrigo a cambiare idea non funzionarono. Lucia sfugge ad un tentativo di
rapimento, e successivamente i due innamorati trovano rifugio nel convento di
padre Cristoforo. Il frate manda Lucia e la madre Agnese a Monza, nel monastero
di Gertrude e Renzo a Milano, dove sfugge all’arresto per il coinvolgimento in
una sollevazione popolare e si rifugia presso suo cugino Bortolo, in territorio
veneto. Nel mentre, don Rodrigo fa allontanare padre Cristoforo, e manda
l’Innominato a rapire Lucia. Rinchiusa nel suo castello, Lucia promette alla
Madonna di non fare l’amore con nessuno (voto di castità), in cambio della
liberazione. Con la sua presenza, turba l’Innominato, che già da tempo in crisi
di coscienza, decide di andare dal cardinale Federigo Borromeo: durante questo
incontro, si compie la sua conversione. Così Lucia viene liberata e affidata a
don Ferrante e donna Prassede, dai quali viene portata a Milano. Qui, guerra,
peste e carestia devastano al città con i protagonisti al suo interno: padre
Cristoforo, per assistere i malati; Renzo e Lucia, che incontrano la peste, ma
poi ne guariscono; don Rodrigo, colpito dalla peste, è morente. Dopo aver
pedonato il nemico, da prte di Renzo, e sciolto il voto di castità di Lucia da
parte di padre Cristoforo, i due si possono finalmente sposare. Infine, Renzo e
Lucia, dopo essersi trasferiti in un altro paese, avranno dei figli e vivranno
serenamente, ricordandosi della vicenda che hanno vissuto e della sua morale:
quando vengono i guai, “per colpa o senza colpa, la fiducia di Dio li
raddolcisce e li rende utili per una vita migliore”.
Il problema della lingua
Manzoni voleva trovare una lingua che andasse bene a tutti.
La ricerca della lingua manzoniana, quindi, si sviluppò in tre fasi,
caratterizzate ciascuna da una lingua diversa:
1. La
lingua europeizzante del Fermo e Lucia,
composta su milanese, francese, toscano e latino;
2. La
lingua toscano-milanese, dell’edizione del 1827, composta su un toscano
eccessivamente teorico;
3. La
lingua parlata dai fiorentini colti dell’edizione del 1840.
La scelta finale fece diventare i Promessi sposi il primo esempio di unità linguistica nazionale.
Il sistema dei personaggi e la macchina
narrativa
I personaggi principali sono otto: Renzo, Lucia, don
Abbondio, padre Cristoforo, don Rodrigo, il cardinale Federigo Borromeo,
l’Innominato e Gertrude.
Tutti i personaggi da relazioni fondate sulla bipartizione:
quattro sono storici (padre Cristoforo, Federigo, l’Innominato, Gertrude) e
quattro sono inventati (Renzo, don Rodrigo, don Abbondio, Lucia); quattro sono
ecclesiastici (Federigo, don Abbondio, padre Cristoforo, Gertrude) e quattro
sono laici (Renzo, don Rodrigo, l’Innominato, Lucia); quattro sono buoni
(Renzo, Federigo, padre Cristoforo, Lucia) e quattro sono cattivi (don Rodrigo,
don Abbondio, l’Innominato, Gertrude); ogni gruppo è formato da 3 uomini e 1
donna.
Gli elementi dinamici della vicenda sono:
·
La conversione dell’Innominato, che attribuisce
movimento alla macchina narrativa, la quale nella conversione ha il suo centro
propulsore;
·
Il perdono, che Renzo concede a don Rodrigo e
che fa avviare la macchina narrativa verso la conclusione.
I punti di vista
Nei Promessi sposi si intravedono tre punti di vista:
1. Quello
del narratore onnisciente, che si trasforma in coautore, intervallandosi con un
narratore che chiama invece dentro il lettore;
2. Quello
dell’anonimo seicentesco;
3. Quello
dei diversi personaggi.
La Storia della colonna infame (1823
– 1842)
Il lato oscuro dei Promessi sposi
Questa storia narra la vicenda di Guglielmo Piazza,
processato e giustiziato come “untore”, che sembra un inquietante destino
alternativo, il quale sarebbe potuto toccare a Renzo. Manzoni riteneva
fondamentale che i lettori leggessero i Promessi
Sposi e questo racconto uno in seguito all’altro.
Scritti
storici, linguistici e teorici
Gli scritti storici, linguistici e teorici sono i seguenti:
·
La
rivoluzione francese del 1789 e la rivoluzione italiana del 1859 (1861
– 1872);
·
Gli Scritti
linguistici, dove emerge l’idea di Manzoni di una lingua nazionale,
considerata identica al fiorentino parlato dalle persone colte;
·
Dell’invenzione
(1850), un dialogo tra due persone, la cui tesi centrale è che quando lo
scrittore inventa, non crea, ma trova idee che perdurano nella mente di Dio;
·
Del
romanzo storico e, in genere, de’ componimenti misti di storia e d’invenzione
(1850), un saggio che chiarisce l’essenza della storia e della letteratura.