mercoledì 20 aprile 2016
sabato 9 aprile 2016
Rivoluzione d’Ottobre
Rivoluzione d’Ottobre
La Rivoluzione d’Ottobre prese il
via nel 1917, comportando l’uscita della Russia zarista dal primo conflitto
mondiale e l’intervento statunitense. Ma perché?
Le cause
“Non sono pronto a essere uno zar. Non ho mai
voluto esserlo. Non so nulla su come si governa. Non ho la minima idea di come
si parli ai ministri.” Questa è la celebre frase che il neo-Zar Nicola II una
volta eletto, disse fra le lacrime al cugino.
Il 1905
L’incoronazione
dello Zar Nicola II a San Pietroburgo
Nel 1905 (anno in cui è al potere
Nicola II Romanov) si vedono le avvisaglie della Rivoluzione. Per distogliere
l’attenzione dai problemi interni (aumentati dal disagio delle classi nobili
alla notizia di un tentativo di avviamento della politica di sviluppo
industriale da parte del ministro delle finanze Sergej J. Vitte, rimosso in
seguito dallo Zar) viene dichiarata guerra al Giappone. Dopo alcuni iniziali
successi la flotta russa viene annientata dalla modernissima flotta giapponese,
comandata dall’Ammiraglio Togo, nella battaglia di Tsushima. Senza la flotta i
piani di invasione della Manciuria e del Giappone naufragano miseramente. Oltre
all’enorme costo umano della guerra, il costo economico dà il via a numerose
rivolte. La Domenica di sangue (22 gennaio 1905) in cui 140.000 pacifici
manifestanti vengono presi a fucilate dalla guardia del palazzo dello Zar (1000
morti), da il colpo definitivo all’immagine dello Zar. Le rivolte scoppiate
dappertutto, ma soprattutto l’ammutinamento di unità della Marina (come la
corazzata Potemkin) e dell’Esercito, unito ai violenti scioperi operai,
costringono lo Zar a cedere i diritti sopra detti.
Lo scenario politico
Nel e prima del 1905, si erano
andati a formare gruppi più o meno clandestini, sulla base dei principali
partiti politici occidentali. Nel 1905 divennero tutti legali. In quel momento il
partito principale era il Partito socialdemocratico (diffuso soprattutto fra
gli operai), diviso però in due correnti: i menscevichi, che credevano nella
realizzazione di un governo popolare e riformista, e la corrente bolscevica,
che voleva il popolo dritto al potere per mezzo di un processo rivoluzionario.
Questo partito aveva come principale antagonista il Partito socialista
rivoluzionario, che propugnava la collettivizzazione delle terre, ed aveva il
vasto consenso dei contadini. Da questo partito avrebbe preso vita
successivamente il partito comunista. Dalla fusione del Partito Liberale e di
quello costituzionalista nacque il partito dei “cadetti”.
In questa situazione la Russia
scende in guerra nel 1914. Cominciano subito le sconfitte, come l’occupazione
di Riga, mentre i tedeschi respingono i Russi, che nonostante il coraggio e
l’ardore non hanno munizioni, armi potenti, capi degni di questo nome e un
sistema logistico efficiente. Come in tutte le guerre poi, si preferisce dare
le risorse ai soldati e non ai civili: la fame dilagante nella popolazione la
rende sempre più nervosa. Inoltre l’impoverimento era favorito dal fatto che su
100 giovani abili al lavoro ne tornavano 10. Milioni di persone videro così
mancare all’appello la forza lavoro. Lo Zar decise di prendere il comando delle
forze armate, lasciando il governo alla ancor più incapace moglie, che era
piegata dal suo fanatismo religioso al monaco Rasputin (assassinato nel 1916).
Ora anche l’aristocrazia considerava intollerabile la situazione, con i tumulti
di piazza e l’assenza di un vero governo. La stessa Duma era in fibrillazione.
A San Pietroburgo scoppiò una
rivolta (febbraio del calendario russo), che fu sostenuta in larga parte dalla
polizia zarista. Le truppe richiamate dal fronte non riuscirono a giungere in
tempo per via di uno sciopero dei ferrovieri. La Duma, contro il volere dello
Zar, sciolse il governo, e ne instaurò uno prevalentemente di destra. Lo Zar
veniva convinto ad abdicare. Ma il nuovo governo non capì le richieste del
popolo. Nonostante la concessione di veri diritti civili, il popolo voleva
pace, terra ed una vera riforma agraria. Inoltre migliaia di soldati disertori
stavano tornando dal fronte, desiderosi di farla pagare a chi li aveva fatti
soffrire. Si riformarono i Soviet, i consigli degli operai, che divennero ben
presto una spina del fianco del governo. Se collaborazione fra i due gruppi ci
fu, non fu delle migliori. La gente vedeva nei Soviet le persone che la
rappresentavano veramente, e questo fece cominciare scioperi a cascata. Il
governo intanto era sotto pressione da parte di tutti quelli che volevano
ristabilire l’ordine. Il partito bolscevico fu il vero innovatore: Lenin, il
suo leader, scrisse le tesi di aprile, dopo essere tornato in Russia con
l’appoggio dei tedeschi. Una volta tornato Lenin scrisse le tesi d’aprile, in
cui prendeva una decisione drastica: rivoluzione proletaria, socialismo al
potere, abbandono del capitalismo. Molte furono le critiche, avanzate anche da
Stalin. Ma le masse contadine approvarono e seguirono. Senza controllo diedero
vita ad una specie di rivoluzione, attaccando i nobili, bruciando le loro case,
prendendosi le loro terre e bruciando i loro obblighi. Il governo era sotto pressione,
e non era ancora uscito dalla guerra, ormai persa. I tradimenti fra generali e
governo portarono all’arresto da parte dei secondi di numerosi bolscevichi, che
poi armarono e liberarono per salvare il governo da una dittatura militare. In
agosto era stato represso un tentativo rivoluzionario dell’esercito, ma questa
volta si aveva l’appoggio del governo: gli scontri fra esercito e operai furono
violentissimi, ma la vittoria fu dei secondi. Lenin fu esiliato dopo essere
stato utile al governo. L’ultimo governo fu formato. Ad ottobre Lenin sosteneva
fosse il momento di prendere il potere. Il governo, ormai screditato davanti
alle masse, tentò in ogni modo di evitare la rivoluzione, ma verso la fine di
ottobre questa scoppiò: il governo prima cercò truppe fedeli ma, dato che non
ve ne erano, fuggì. Lenin prese il potere, formando un nuovo governo: la terra
fu donata ai contadini, la Russia si ritirò dalla Grande guerra; Ma ben presto
ne sarebbe scoppiata un'altra. Lenin era convinto di uno scoppio della
rivoluzione in Europa, cosa che non avvenne.
La guerra civile in Russia
governo dei Soviet. L’armata
rossa avanza, dopo alcune iniziali sconfitte, superando il Volga, sfruttando la
momentanea incapacità di coordinazione strategica dei russi bianchi. Mentre
alcuni colpi di mano sul governo bianco mettono in crisi i bianchi, le
offensive bianche si spostano verso Mosca. I bianchi si ritirano verso
l’Ucraina, ma vengono cacciati anche da lì. Un estremo tentativo
controrivoluzionario porta alla definitiva sconfitta dei bianchi; i rossi
prendono il controllo della maggior parte del vecchio impero russo, nonostante
sporadici combattimenti, soprattutto nella zona siberiana, dove si era
rischiato di più per la presenza della Transiberiana, che favoriva rapidi
spostamenti delle truppe bianche lungo tutto il territorio asiatico. Petr
Vrangel’, l’ultimo presidente bianco del sud, viene abbandonato dai suoi
sostenitori britannici, che gli impongono la capitolazione. Per gli Inglesi,
che erano stati i maggiori sostenitori del governo bianco, è una sconfitta.
La carestia del 1921-1922
Come sempre, si dà ai soldati e
non ai civili: la guerra civile russa, un vero mattatoio, sebbene vinta dai
rossi, è una sconfitta del loro sistema agricolo (verrà rimpiazzato dalla NEP,
nuova politica economica). Si arrivò
addirittura al rischio di una controrivoluzione contadina, che avrebbe fatto
cadere il governo leniniano. 38,2 milioni di tonnellate di grano, sono niente
per alimentare un popolo enorme, e per di più in guerra. Sebbene le carestie
siano una costante dell’agricoltura russa, questa è fra le più gravi della
Storia: viene evacuata la Siberia, enormi masse di affamati si spostano da una
parte all’altra, vi sono casi di suicidi collettivi e di cannibalismo. Le cifre
migliori sui morti della carestia sono di circa 5 milioni di persone. Gli aiuti
internazionali arrivano a centinaia, ma non sono abbastanza.
Dopo ogni guerra, i vincitori si
prendono la rivalsa sui vinti: molti testi riportano le stragi, come quello di
Isaak Emmanuilovic Babel’, che racconta nel suo libro “L’armata a cavallo” la
ferocia dei rossi che si prendevano la loro rivincita sui bianchi (il testo si
trova sul nostro libro di storia).
Bibliografia:
·
Il nuovo i tempi e le idee dal novecento a
oggi Petrini
·
Storia illustrata del 20 secolo Giunti
Sitografia
consiglio a tutti il sito http://cronologia.leonardo.it/mondo24b.htm
·
autocrazia: sistema di potere in cui comanda un
re che non ha nessun dovere verso la legge e non la deve seguire.
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